I TRIBUNALI DI INTERNET E LA CANCEL COLTURE
- Arianna Gandaglia
- 20 ott 2020
- Tempo di lettura: 1 min

Quando una persona famosa, soprattutto sui social, commette un errore (o viene riesumato un errore passato) si da inizio allo spietato tribunale di internet, che in un attimo mette al rogo l’imputato e punta a cancellarlo definitivamente: questa è la ormai nota “cancel colture”. La cultura della cancellazione non è altro che una degenerazione della “call-out culture”, che punta a richiamare (call-out) chi commette o ha commesso sbagli, con lo scopo di indurre la persona e redimersi e migliorare. Se è legittimo e quasi doveroso far notare un comportamento sbagliato, innalzare una ghigliottina sulla pubblica piazza del web non lo è. Molte volte processando chi si vede come in torto ci si vuole sollevare dalle proprie responsabilità, rassicurandosi con l’idea che, se quella persona ha commesso un tale errore, non si è poi così sbagliati, anzi, forse si è meglio di qualcuno che prima sembrava irraggiungibile. La cancel colture, inoltre, non tiene conto del miglioramento che una persona può aver avuto nel corso degli anni: se si basano le proprie accuse su esternazioni di 10 anni prima non si da spazio alle persone di crescere, cristallizzando l’esistenza in un eterno presente. Trovare la giusta via di mezzo fra il call-out e l’empatia non è certo semplice, soprattutto se si è parte del gruppo di persone che viene discriminato, ma di certo ci sono comportamenti più efficaci di dividersi tra buoni e cattivi travestendosi da giustizieri del web, valutando caso per caso e non dimenticando che siamo tutti incredibilmente sfaccettati e complessi.
A cura di Arianna Gandaglia Fotografia di Elios Koni
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