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DOV’È FINITO IL MIO TEMPO?

Se dovessimo stilare una lista dei beni più preziosi per gli abitanti del mondo occidentale nel XXI secolo, il tempo batterebbe di gran lunga petrolio e diamanti.

Ma dov’è finito il nostro tempo? Perché “Controllo l’agenda”, che sia la Moleskine o Google calendar, è una frase che si sente ripetere forse più spesso di “Come stai”?

Per raggiungere quella fumosa libertà promessa dal neoliberismo il prezzo da pagare si è rivelato molto alto: nell’era del fast (-web, -food, -fashion e chi più ne ha ne metta) le cose da fare sono comunque troppe e il tempo per compierle sempre meno.

E, come se non bastasse, ciò che si fa non è mai sufficiente, non si è mai abbastanza multi-tasking e lo stress è uno stile di vita (che frutta tanto e bene, a tal punto che ci si è costruita sopra un’industria), quasi un’aspirazione.

In una società che ci vuole fast, iper-produttivi e iper-consumisti, in cui la competizione spietata è lo strumento con cui, fin dalle elementari, ci insegnano a rapportarci con gli altri, (ri)prendersi il proprio tempo è un atto di protesta e non si può che guadagnarci.


Illustrazione di @mag_illo

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