E L'AMBIENTE?
- Arianna Gandaglia
- 2 mag 2020
- Tempo di lettura: 1 min

Sull’onda degli scioperi mondiali contro il cambiamento climatico, ci siamo affrettati a comprare borse di tela e spazzolini di bambù, rendendo la borraccia uno degli oggetti più cool del momento, ma che fine ha fatto l’ambientalismo? Che correlazione c’è tra emergenza ambientale e sanitaria? Una causa degli ormai molto frequenti “salti di specie” di malattie infettive è sicuramente l’eccessivo sfruttamento della Terra: David Quammen, autore del celebre saggio Spillover, ha sottolineato come le alterazioni ecologiche determinate dagli esseri umani creino le condizioni ideali per la proliferazione di microorganismi per noi dannosi, bisognerà quindi aspettarsi nuove crisi simili a questa in futuro, prendendo coscienza del fatto che siamo inevitabilmente interconnessi con la natura e ogni nostra azione si ripercuote su di noi. Durante l’emergenza sanitaria le manifestazioni ambientaliste sono state messe in pausa, ma non bisogna dimenticare che, nonostante l’inquinamento nel continente europeo sia in parte diminuito con le restrizioni imposte dai governi, questo inverno è stato il più caldo di sempre in Europa secondo Copernicus, il progetto nato su iniziativa dall’Agenzia spaziale europea per tracciare il riscaldamento climatico. Inoltre, la comunità scientifica afferma che i cambiamenti climatici potranno causare una situazione di emergenza molto simile a quella in cui ci troviamo ora: se i governi sono stati in grado di attuare misure forti per contenere la pandemia, è necessario mettere in atto misure altrettanto coraggiose per bloccare la crisi ambientale, ricordando che l’ambientalismo non può e non deve andare in quarantena.
Artwork di Kristina Primakova
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