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CedroLibri - La negromante in giallo e altre inquietanti follie dell’imperatore



Recensione senza spoiler, senza esagerazioni e senza glutine di Gideon the Ninth (Gideon la Nona), il romanzo di debutto di Tamsyn Muir.

 

ATTENZIONE, questa recensione contiene: micro-indizi sulla trama e la vera natura dei personaggi, elementi di queer-bait (esche per gay), straight-bait (esche per etero) e meh-bait (esche per i momentaneamente indecisi), rabbia nei confronti dell’universo di Star Wars, amore per Jessica Fletcher e qualche oncia di insonnia da lettura. Può anche contenere tracce di ossessione, perversione, noci e uova. Fidarsi di questi consigli con moderazione.


 

Nove casate di nobili negromanti, una spadaccina con scarsa pazienza o senso dell’onore e qualche ordine incomprensibile di un imperatore lontano nella galassia. Questi sono i pochi ingredienti che rendono Gideon the Ninth uno dei libri di fantascienza più godibili degli ultimi anni.


Non fraintendetemi: quel “pochi ingredienti” è usato retoricamente. Erroneamente, anche. Di fatto, quel che dall’inizio sconvolge di questo romanzo è l’eccesso: di trama, di carattere per i personaggi, di dettagli per l’ambientazione. Fin dalle prime pagine, l’autrice cerca, pacatamente, di spiegarci una semplice lezione: l’universo è vasto, decifrabile quanto le intenzioni di un piromane in una libreria e più tetro del previsto. La nona casata, nella quale ritroviamo all’inizio la protagonista, vince con onore il distintivo per il luogo più inquietante del circondario. Avere come nobiltà delle generazioni di fieri negromanti, in effetti, non può che rendere l’ambiente poco confortevole per i sudditi. Un sottoposto della nona casata, per esempio, può ambire a solo due possibili carriere: essere un prete o suora della Tomba Chiusa, servendo con reverenza e un voto di silenzio la casata, o il percorso alternativo, più definitivo e sicuramente più silenzioso, per dare una mano, ma anche una tibia o un omero, ai signori locali. Ovviamente, dopo un certo periodo di servizio, la scelta tra le due carriere non appare più necessaria.

Gideon non ci sta. Il suo sogno è menar le mani per l’imperatore, possibilmente senza che queste abbiano perso carne o nervi per la decomposizione. L’unico ostacolo che le impedisce di lasciare definitivamente il pianeta è la ferma obiezione dell’ultimo erede della casata: Harrow la Nona. Questa giovane negromante ha l’abilità di sollevare cento scheletri a comando, un sogno ambizioso nel cassetto e tanto bisogno d’aiuto (di Gideon, ma anche di un bravo professionista). Dallo scontro tra la forza inarrestabile di Gideon e l’inamovibile convinzione di Harrow sorge – e risorge – la trama, che dalla narrativa fantastica muove alla fantascienza e al giallo e all’horror in pochi capitoli.

In particolare, quando nove piccoli negromanti entrano in scena, in una struttura narrativa che ricorda le trame più arzigogolate di Agatha Christie, un pensiero emerge ancor prima che accada il peggio: cosa farebbe Jessica Fletcher se potesse riportare in vita i morti? Cosa credete possa succedere quando un cadavere entra in scena in un romanzo pieno di negromanti?! Se qualcuno, dopo aver letto Gideon the Ninth, volesse proporre un reboot fantastico della Signora in Giallo, sappia che ha trama da vendere e sicuramente già pubblico tra chi scrive queste righe.

In ultimo, devo menzionare il queer bait: il romanzo è adesso venduto con il motto “lesbian necromancers in space”, ossia “negromanti lesbiche nello spazio” (non chiedetemi come l’ho trovato). Purtroppo sappiate che, per quanto ci sia apprezzamento da parte di Gideon (e di effettive negromanti) per il gentil sesso, c’è poco di romantico in questo libro. Un peccato, a tutti gli effetti, che spero sinceramente sarà espiato nel prossimo volume della saga.

 

Seriamente sconsigliato a chi non ritiene sia corretto, per un romanzo di debutto, essere tanto godibile e ben costruito. A quelli che, insomma, pensano che ci vorrebbe almeno qualche buco nella trama, un paio di personaggi in meno, humor più forzato, o, per dio, anche solo qualche errore di battitura!

Consigliatissimo, invece, agli amanti della narrativa fantastica, fantascientifica, dei gialli con una marcia in più, dei personaggi femminili con-una-marcia-in-più, dello humor nero, delle battute sagaci e sacrileghe, di chi ha voglia di trovare un altro universo tecno-fantastico in cui immergersi per poi non tornare più a galla.

Proposto, per il momento, solo ai lettori di romanzi in inglese (o a chi vuole una dannata buona ragione per iniziare a leggere in lingua). Il libro in italiano uscirà quest’anno, con i comodi ritmi della Mondadori, il cui spirito crudele ha vinto persino sull’avarizia, dal momento che non ha voluto alleviare le sofferenze dei suoi abbonati in quarantena neanche per vendere senza ritegno un romanzo tanto avvincente.

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