A una settimana dal Black Friday, tiriamo le somme
- Arianna Gandaglia
- 5 dic 2020
- Tempo di lettura: 1 min
La casella di posta del nostro telefono impazzisce e il nostro conto in banca ancora di più, l’euforia generale per gli sconti imminenti ci provoca l’ansia di rimanere fuori, di non approfittare di questo giorno magico in cui tutti i nostri desideri possono diventare realtà, o forse quelli delle multinazionali.
A una settimana da questo tripudio di scontrini e pacchetti bisogna però tirare le somme, rendersi conto che tutti quei vestiti comprati a 5€ sono stati molto probabilmente creati da lavoratori (più spesso lavoratrici) sfruttati nelle fabbriche del Bangladesh e dell’India, che tutta la plastica di cui sono fatti si accumulerà su un pianeta già esausto e stremato, che gli unici a trarre beneficio da questo circolo vizioso di consumi sono ricchi signori già indaffarati a gestire i loro trilioni di dollari.
Come al solito ci sono le eccezioni, ci sono piccoli brand che realizzano oggetti con cura e dedizione, ci sono persone che hanno acquistato poche cose realmente utili (del resto non si può scappare dalle regole della società consumista in cui viviamo, ci si arrabatta in qualche modo) ma non prendiamoci in giro: il Black Friday, gli sconti, le offerte lampo sono solo specchietti per le allodole per farci dimenticare che tutto questo ci si ritorcerà contro, in primis con la devastazione ambientale già in corso e non sarà il corriere espresso di Amazon a salvarci.
A cura di Arianna Gandaglia
Illustrazione di A. Kovawsky
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