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Etimologie per BookClub! Cecità


La parte divertente di me che scrivo questo post in quarantena, ancora accucciata sotto le coperte e col pc sul cuscino, è che, guardando il foglio di word ancora bianco, vedo le stelline. Le chiamo “stelline” per darvi un’idea. In realtà sono macchiette e vermicelli intermittenti, che sono comparsi davanti ai miei occhi dopo che mi sono quasi accecata restando per ore in smart working davanti a uno schermo luminoso. Magari, chissà, tra poco mi succederà come al protagonista di Cecità di Saramago che, quando diventa cieco, al posto di vedere tutto nero vede tutto bianco, come se fosse immerso in un mare di latte. O magari no. Magari sono semplicemente un Icaro 2.0, ma senza nemmeno il privilegio di aver fatto un giro intorno alla terra col carro del Sole. Dovrei spegnere il pc, battere a macchina questo testo oppure farvi un podcast. E invece no. Sono fotosensibile e non mi importa, e sono comunque qui (fessa come Icaro) a farvi l’etimologia di “cieco”. Che si scrive con la “i”. Ma non perché, altrimenti, uno si confonde con gli abitanti della Repubblica Ceca. Ma perché viene dal latino “cæcus”, e quella “e” nel dittongo “æ” ha dato origine alla “i”. E allora “cecità”?? Dov’è sparita la “i”??! Domanda legittima. La risposta sta nella regola del “dittongo mobile”, che qui non ci mettiamo a spiegare, ma che a volte fa scappare le lettere ai dittonghi nelle parole italiane. Ha fatto scappare pure la “i” a Cecilia, se lo volete sapere. “Cecilia”, che è il nome di una strana lucertola che sembra un serpente ma non è un serpente, che non ha le zampe e che perde la coda, che ha le palpebre e che ci vede benissimo, ma che gli antichi pensavano fosse cieca, e infatti si chiama anche “orbettino”. Ultimamente io sono un po’ come la lucertola Cecilia: mi manca una cosa, ne perdo un’altra. E mi sento cieca anche se non lo sono, e vado a tentoni nel buio, un po’ come quando Dante girava per l’Inferno e lo chiamava “cieco carcere”. Con la differenza che poi, lui, è uscito a riveder le stelle. Mentre io continuo a vedere le stelline.


Testo a cura di: @dolcemare_etymology (Instagram)

Artwork di: @kristina Primakova

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